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Pietre preziose

Il diamante

Tra le pietre preziose più ambite dai collezionisti e famose in tutto il mondo vi è, senza dubbio, il diamante; questo minerale prezioso non è altro che carbonio puro, che raggiunge il massimo grado di durezza di una pietra, cioè il livello 10 e che, grazie alla alte temperature e pressioni della profondità terrestre, cristallizza.

Il nome deriva dal greco adamas, cioè indomabile, per via della sua ineguagliabile durezza; i diamanti sono annoverati dagli antichi greci come le lacrime degli dei, mentre dai romani come frammenti di stelle, comunque sia si tratta senz’altro del gioiello più prezioso perché molto raro e la cui combinazione di taglio, colore, purezza e peso lo rende ancor più una gemma preziosa.

Tra le curiosità è da segnalare il diamante più grande del mondo…cercare

 

Le perle

Le perle sono composte per il 90% circa di carbonato di calcio, per il 5% di sostanza organica e per un altro 5%  di acqua, con un indice di durezza che oscilla tra il livello 3 e 4.

Madre della perla è l’ostrica perlifera, che in presenza di un corpo estraneo, cioè un nucleo, che immesso dall’uomo o più semplicemente presente per natura stessa secerne carbonato di calcio e sostanza organica al fine di espellere il nucleo stesso.

In realtà però il processo chimico di espulsione naturale non avviene perché tutte le sostanze, unitamente all’acqua, vanno a posizionarsi, cioè cristallizzarsi intorno al nucleo, dando cita così ad una delle gemme più uniche e preziose al mondo, cioè la perla.

Il nome perla deriva dal latino spherula, cioè piccola sfera o perula, piccola pera o dal nome del mollusco perna; la perla presenta varie forme, dalle più strane alle più perfette, può essere sferica, a goccia o a forma di bottone e l’immissione, naturale o artificiale del nucleo, determina la distinzione tra per la naturale o coltivata.   

Tra le più preziose vi sono le perle di Thaiti, note anche come perle nere o grigie, coltivate quasi esclusivamente in Polinesia; questo tipo di perle, ottenute da un mollusco denominato Pinctada Margaritifera, che raggiungono un diametro che varia dai 9 ai 19 millimetri, presentano un colore che varia dal grigio al nero, con un’intera gamma di sfumature, come il grigio chiaro, il rosato, il marrone chiaro, il blu notte, il verde pavone ed un insolito grigio giallo.

Oltre a queste vi sono poi le perle australiane, la cui coltivazione ha avuto inizio nel 1956, ed il cui diametro va dai 10 ai 17 millimetri in genere, con particolarità che possono raggiungere però i 21 millimetri; queste perle presentano una magnifica varietà di colori, cha spazia dal bianco al rosa, dall’argento al color crema, dal giallo al dorato.

Altra categoria di perle è quella delle perle giapponesi, coltivate dal 1983, le cui dimensioni oscillano tra i 3 ed i 9 millimetri di diametro.

Infine vi sono le perle conch, particolare tipologia di perle naturali, prodotte da un mollusco che può raggiungere dimensioni fra i 20 ed i 30 centimetri con un peso tra i 2 ed i 3 chilogrammi, tipico delle acque dei Caraibi; il colore varia dal bianco alle varie tonalità di rosa,e di particolare pregio sono quelle di color rosa salmone o addirittura rosse, poiché si tratta di perle che non si è ancora in grado di ottenere per coltura.

I rubini

Tra le pietre preziose di maggior valore e pregio vi è il rubino, ovvero ossido di alluminio, che raggiunge sulla scala di durezza il grado nove.

Il nome, dal latino rubens, vuol dire rosso, supera in genere i 5 carati di peso e raggiunge quotazioni molto elevate perché si tratta di una tra le gemme più rare; i rubini maggiormente ricercati sono quelli provenienti dalla ex Birmania perché di ottima qualità, definiti di un “rosso sangue di piccione”, in grado di suscitare in chi li ammira grande fascino, ma preziosissimi sono anche quelli incastonati in molte armi e spesso, sui troni di antichi principi indiani.

Tra le curiosità segnaliamo il rubino più grande del mondo, ritrovato in Birmania, dal peso di ben 400 carati; a circa 300 chilometri da Bankok, in Thailandia, è importante invece sapere, che si estrae ben il 70% dell’intero quantitativo mondiale di rubini

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