MOTO
Gottlieb Daimler e Wilhelm Maybach, sono considerati i primi “inventori” della
motocicletta, perché costruirono il primo prototipo di motoveicolo a due ruote,
nel 1885 in un’officina di Cannstatt (vicino Stoccarda).Durante il secolo
scorso, i primi esemplari di motociclette vennero messi in vendita e da quel
momento in poi, si assistette ad una continua evoluzione della motocicletta,
grazie ad aziende di tutto il Mondo, sia in Europa che negli Stati Uniti.
Fino al 1960 la produzione era per la maggior parte Europea, soprattutto
l'industria Inglese, Tedesca e Italiana erano in particolare evidenza, negli
ultimi decenni invece, la fanno da regina le industrie di motocicli Giapponesi
(Yamaha, Honda, Suzuki e Kawasaki sono le più famose).
L’ordine “evolutivo” della motocicletta fu:
Moto: antenata comune a tutti i modelli
Moto da corsa: distinguibile dagli altri modelli solo per l’utilizzo che si
intendeva fare, poi si è evoluta e si è divisa in diverse categorie: Cross,
Enduro, Trial, Stradale,…ma ne parleremo più avanti
Moto Race Replica: civilizzazione di una moto da corsa
Chopper: moto auto-costruita dal proprietario
Custom: derivata dalle Chopper
Al giorno d’oggi, dal primo motoveicolo, le motociclette si sono evolute e si
sono divise in tipologie adatte a diversi utilizzi, a partire dall’utilizzo
agonistico a quello stradale.
Esistono due grandi tipologie di motociclette:
Moto Stradale
Moto da Cross (o fuoristrada)
Moto Stradale:
È sicuramente il tipo di motocicletta più diffuso.
Possiamo includere in questa categoria le motociclette “naked” (o nude), senza
alcuna forma di carenatura, e le “cruiser”, ossia motociclette molto grandi e
spaziose, soprattutto adatte ai lunghi viaggi.La cilindrata media di una
motocicletta, può essere considerata intorno ai 600cc, cilindrata in grado di
offrire un buon compromesso tra peso e prestazioni.
Una motocicletta stradale può essere considerata il veicolo migliore da
utilizzare piacevolmente ogni giorno e in ogni condizione di tempo e di strada.
Moto da Cross (o fuoristrada):
Consistono in motociclette studiate appositamente per percorsi accidentati e
soprattutto per gli sterrati.
Si possono includere in questa categoria le motociclette da Cross, da Trial, da
Enduro e da SuperMotard.
Le motociclette da Cross sono veicoli leggeri (pesi nell’ordine dei 100kg fino
ad arrivare a 130-140kg per le cilindrate maggiori), caratterizzati da
sospensioni molto robuste e ad ampia escursione, adatte ad assorbire nel miglior
modo possibile le asperità del percorso e i salti a cui il veicolo viene
sottoposto.
Le motociclette da Trial sono caratterizzate da motori con una coppia molto
elevata ai bassi regimi, che consente loro il superamento anche di ostacoli che
a prima vista sembrano insormontabili.
Le motociclette da Enduro presentano un assetto meno esasperato per agevolare
l'utilizzazione mista, anche su strade asfaltate, con medie di percorrenza
abbastanza elevate. Le motociclette da Enduro presentano un assetto meno
esasperato per agevolare l'utilizzazione mista, anche su strade asfaltate, con
medie di percorrenza abbastanza elevate.
Infine le motociclette da SuperMotard, derivano dalle cross, ma con gomme e
sospensioni da strada, e un impianto frenante degno di motociclette da strada,
il quale serve per arrestare la moto da velocità molto elevate. Questi tipi di
veicoli vengono utilizzati per gareggiare in kartodromi, o dove vi sono piste
asfaltate, al quale viene aggiunto un piccolo tragitto per il fuoristrada.
Altri tipi di moto:
Quest’ultima categoria comprende tutte le altre categorie di motociclette non
menzionate sopra come:
Motociclette Super Sportive: sono delle motociclette concepite e costruite per
avere prestazioni mozzafiato e possono sfiorare con facilità velocità prossime
ai 300km/h con accelerazioni da fermo fino a 100km/h con un tempo nell’ordine
dei 2-3 secondi, ma offrono solo una sistemazione molto scomoda sia per il
pilota che per il passeggero e possono esser sfruttate a fondo solo nelle piste.
Sono spesso derivate da quelle che corrono nelle classi del mondiale.
Motociclette “chopper”: motociclette auto-costruite dal proprietario.
Motociclette “custom”: nate negli Stati Uniti, sono ispirate alle “chopper”, ma
sono concepite per un utilizzo più razionale. Presentano la ruota anteriore
molto avanzata rispetto al manubrio, con una posizione di giuda quasi sdraiata.
MOTO GUZZI
Nel 1921 il cavaliere Emanuele Vittorio Parodi, suo figlio Giorgio e l'amico di
quest'ultimo Carlo Guzzi fondano a Genova, sede legale, con produzione a
Mandello Tonzanico (successivamente diventato Mandello del Lario) in provincia
di Lecco, la "Società Anonima Moto Guzzi".La prima moto, la G.P. (Guzzi-Parodi),
viene costruita come prototipo nella cantina della casa. Il nome G.P. viene
abbandonato subito e trasformato in Moto Guzzi, per non confondere le iniziali
Guzzi-Parodi con quelle del solo Giorgio Parodi. In una forma leggermente
modificata (due valvole anziché quattro) per contenere i costi di produzione,
già nell'anno della fondazione vengono costruite 17 motociclette come modello
Normale. Hanno già, come emblema di fabbrica, un'aquila con le ali spiegate,
scelta in ricordo dell'amico Giovanni Ravelli, morto in un incidente aereo. La
Normale aveva 8 CV e viaggiava ad un massimo di 80 Km/h. Questo primo modello
portava qualcosa di nuovo nel panorama motociclistico essendo stata la prima
moto della storia dotata di cavalletto centrale.Dal 1924 con la partecipazione
alle gare, la marca si afferma sempre di più. Il punto di forza è certamente la
vittoria del Campionato Europeo, dove con la C4V la Moto Guzzi conquista il
primo, secondo e quinto posto.Nel 1925 a Mandello sono costruite, da oltre 300
lavoratori, 1200 Motocicli mentre nel 1927, accanto ai modelli sportivi, per
sperimentare l'efficienza del telaio elastico (prima moto al mondo dotata di
questo accorgimento), il fratello di Carlo, Giuseppe Guzzi, guida un nuovo
modello, la G.T. in un raid a Capo Nord. Grazie al successo dell'impresa la G.T.
poté fregiarsi meritatamente del nome Norge datogli inizialmente in onore del
dirigibile omonimo. Giuseppe fu l'ideatore, ed il progettista insieme a Carlo,
del telaio elastico con sospensione posteriore. Già nel 1929 la produzione
raggiunge le 2.500 unità e l'azienda nel 1934 è il maggiore produttore di
motociclette in Italia.Sotto il profilo agonistico il 1935 viene ricordato
perché, con le sue 250 cc monocilindrica e 500 cc bicilindrica, conquista il
Tourist Trophy con il pilota irlandese Stanley Woods. Successo poi ribadito nel
1937 con il pilota italiano Omobono Tenni che lo conquista nella categoria
250.Il 1939, appena prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale, Moto
Guzzi presenta l'Airone 250, una moto di notevole successo tanto da raggiungere
i 29.926 esemplari costruiti. Dopo la guerra la società diventa Moto Guzzi
S.p.A. nel 1946 e anche per cercare nuovi clienti, la ditta costruisce il suo
primo motore a 2 tempi, il Guzzino 65, di cui, solo nei primi tre anni, vengono
costruiti 50.000 esemplari. Questa Moto viene prodotta negli anni cinquanta col
nome di Cardellino e cilindrata portata infine a 73 cc. Interessante veicolo
economico e robusto, era caratterizzato da un trave diagonale del telaio che
dall'asse di sterzo correva diagonalmente fino al fulcro del forcellone in
lamiera stampata, sulla cui intersezione erano installate due piccole molle con
funzione ammortizzante. Il motore risultava così appeso esteriormente al trave
diagonale.Risale invece al 1947 la nascita del modello Falcone, moto grande
sulla canonica cilindrata di 500 cc, che rappresenterà per un lunghissimo
periodo il sogno dei motociclisti italiani. In quegli anni la sospensione
anteriore, finora generalmente affidata ad un sistema a quadrilatero sviluppato
in diverse forme, ad esclusione di Moto Guzzi che si affidava ad un sistema a
biscottini inferiori oscillanti, stava adottando sempre più diffusamente il
sistema a forcella telescopica. A differenza delle forcelle finora utilizzate,
dove il fodero era solidale alla ruota, Carlo Guzzi ne ribalta il concetto
applicando il fodero alla parte superiore con il grosso vantaggio di mantenere
la struttura più rigida nel punto di maggiore stress meccanico, in
corrispondenza del cannotto di sterzo. Alla ripresa delle competizioni, nel 194,
Bruno Ruffo su Moto Guzzi 250 è il primo Campione del Mondo del neonato
Campionato Mondiale di Motociclismo.Il 1950 è caratterizzato dalla costruzione
al suo interno, prima casa motociclistica al mondo, di una galleria del vento in
scala 1:1, tuttora esistente e funzionante. È da segnalare che lo stesso
impianto venne anche concesso in uso gratuito alla concorrenza per i propri
studi aerodinamici, tanta era la sicurezza nel proprio superiore livello
tecnologico. Grazie a questo importante strumento vengono introdotte sulle moto
da competizione le prime sovrastrutture aerodinamiche, dapprima semplici
carenature superiori, poi allungate verso il basso a coprire le gambe del
pilota, fino ad arrivare alle carenature cosiddette "a campana" che arrivavano
ad inglobare la ruota anteriore. Con l'intento di limitare le prestazioni
velocistiche, pochi anni dopo la Federazione Internazionale vietò l'uso di tali
estese carenature, ormai utilizzate da tutti. Nello stesso anno arriva sul
mercato il Galletto, il primo scooter a ruote alte della storia. L'idea del
Galletto nacque in seguito alla grande diffusione dello scooter come mezzo
utilitario, protettivo e di facile utilizzo, che non intimoriva i neofiti delle
due ruote, impersonato alla perfezione dalle varie Vespa e Lambretta. La Moto
Guzzi non volle progettare un veicolo simile perché troppo diverso dalla
classica motocicletta e dalla tradizione Guzzi. Il Galletto rappresenta la
sintesi di ciò: telaio portante, esteso e protettivo, motore centrale a cilindro
orizzontale che manteneva una pedana quasi piatta, ruote alte per garantire una
stabilità superiore, cilindrate importanti per garantire mobilità a lungo raggio
e prestazioni a pieno carico. Fu un successo e l'idea di base venne poi ripresa
decenni più tardi da Aprilia per lo Scarabeo, tutt'ora in produzione, che ha
rilanciato nei tempi moderni lo scooter a ruote alte.Nel 1955 muore Giorgio
Parodi mentre contemporaneamente nasce la Moto Guzzi a 8 cilindri di 500cc, ad
opera della triade Giulio Cesare Carcano, Enrico Cantoni e Umberto Todero. La
moto si rivelerà col tempo vincente e rimane ancora oggi un esempio unico:
nessuno ha mai più tentato di inserire un motore così frazionato in un telaio
motociclistico da competizione.Il 1957 è un anno molto importante per le
attività agonistiche, la Moto Guzzi, in accordo con altri costruttori italiani,
cessa la partecipazione alle competizioni. A quel momento conta nel proprio
palmarès 3.329 vittorie in gare ufficiali, 14 Titoli Mondiali, 11 vittorie al
Tourist Trophy.Nel 1958 la Moto Guzzi realizza, per la prima volta al mondo, un
motore con la canna del cilindro cromata. Questa innovazione troverà la prima
applicazione sul modello Zigolo.Carlo Guzzi muore nel 1964 e nello stesso
periodo il mercato delle moto entra in una crisi profonda, si diffondono le auto
e la quantità totale di moto vendute diminuisce. Per cercare un'uscita dalla
situazione nel 1965 l'ing egner Giulio Cesare Carcano progetta il motore V2 di
90° frontemarcia, divenuto poi nel tempo l'icona stessa della Moto Guzzi. La
crisi economica però si acuisce e il 1° febbraio 1967 la gestione della Moto
Guzzi passa alla SEIMM (Società Esercizio Industrie Moto Meccaniche), una
società costituita dalle banche creditrici. Viene messa in vendita la V7 dotata
del V2 di 90° con una cilindrata di 703cc.Nel 1971 viene presentata la V7 sport,
progettata da Lino Tonti, una moto sportiva destinata ad entrare nella storia
per le caratteristiche dinamiche dell'accoppiata motore-telaio. Per il mercato
americano vengono approntate le versioni Special, California, Ambassador.È del
1973 un nuovo cambio di gestione societaria: il gruppo De Tomaso Industrie Inc.,
proprietario anche della Benelli, acquisisce la proprietà della società e
Alejandro De Tomaso assume la direzione della costruzione. Il modello più
popolare e di successo di quegli anni, introdotto nel 1976, è la Le Mans. Ne
sono state prodotte quattro versioni designate I, II, III e 1000. La I, II e la
III serie hanno un motore di 850 cc mentre l'ultima, appunto, di 1000 cc. La
1000 nasce con una ruota anteriore da 16", ma la guidabilità ne risente e alla
fine degli anni ottanta ne viene approntata una versione con ruota da 18" e
semicarena fissa. La coppia del motore e la solidità del telaio assicurano la
competitività del modello proprio nel periodo in cui i fabbricanti giapponesi si
stanno affermando nel mercato motociclistico Europeo.Nel 1987 viene presentata
la California III, modello che, con motore portato a 1064 cc e dotato di
iniezione elettrocnica.La gestione De Tomaso decide nel 1988 la fusione della
Moto Guzzi con la F.lli Benelli nella nuova società Guzzi-Benelli Moto (G.B.M.
S.p.A.). L'imprenditore argentino contemporaneamente porta in Europa il team
corse del Dr. John dentista americano, inventore del motore a 4 valvole per
testa montato di recente sulla MGS-01, che fa correre delle Daytona. Il culmine
fu nella 2 giorni internazionale sul circuito di Monza che vide la Guzzi
involarsi verso la vittoria, sfumata verso la fine della gara per un problema al
cavo della candela. Comunque il team del Dr. John porterà a casa il premio come
miglior innovazione. Sfortunatamente i problemi economici in cui incorre
nuovamente la Guzzi fermeranno tutto il progetto, rispetto alla Ducati che,
rinata anche lei a Monza in quegli anni con la 851, continuerà la sua avventura
nelle corse.Da quell'esperienza agonistica nel 1992 viene commercializzata la
Daytona 1000 IE, versione stradale della moto che vinse l'onomima gara e che
venne però troppo a lungo attesa per poter diventare un successo commerciale
nonostante ce ne fossero tutte le premesse.Nel 1996 la G.B.M. S.p.A., tornata in
attivo, cambia nuovamente ragione sociale tornando al vecchio nome di Moto Guzzi
S.p.A. Finprogetti rileva una quota consistente e successivamente il controllo
della De Tomaso Industries Inc. trasformandola in TRG - Trident Rowan Group Inc.
Nel 1997 un mecenate lecchese propone la riedizione di alcuni modelli di 8
cilindri. La sfida viene accolta da una piccola ditta di Mandello del Lario (La
Venini Tullio) che realizza alcuni modelli uguali in tutto e per tutto agli
originali. Uno di questi modelli è esposto durante il 75° di fondazione della
casa, all'ingresso dello stabilimento, mentre l'originale resta all'interno del
museo. Un modello corre anche la corsa storica guidato dal sig. Todero, autore
anch'esso dell'ambizioso progetto.Nella tribolata vita societaria una nuova
puntata avviene nel 2000: Ivano Beggio, proprietario dell'Aprilia, acquista la
Moto Guzzi e lancia un programma di risanamento industriale. Il primo prodotto è
la V11 Sport Rosso Mandello , una versione particolare della V11, serie lanciata
nel 1999 che uscì in svariate versioni di successo quali la V11 Sport, V11
sport, Rosso Mandello, Rosso Corsa, Le Mans, sport scura, Tenni, cafè sport,
Coppa Italia. Questa moto è stata il primo segno di un possibile rilancio reale
della casa di Mandello.L'epopea non è però ancora terminata, nel 2004 la crisi
economica dell'Aprilia coinvolge anche la Moto Guzzi, crisi risoltasi nel
dicembre 2004 allorquando l'intero Gruppo Aprilia viene acquisito dalla Piaggio.
Da allora è cominciato il rilancio della Moto Guzzi, i cui primi risultati si
sono visti nell'anno 2005 con il lancio ufficiale e la messa in produzione della
Breva V1100 e della Griso, entrambe dotate del nuovo motore da 1064cc
parzialmente riprogettato ma sempre contraddistinto dalla storica conformazione
V2 di 90° frontemarcia. L'elevato contenuto tecnologico di Moto Guzzi viene
ancora una volta ribadito, Moto Guzzi è la prima casa motociclistica ad avere in
produzione solo modelli omologati Euro 3.Nel 2005 muore all'età di 94 anni anche
l'ingegner Giulio Cesare Carcano, autore del famoso 8 cilindri e del motore a V
di 90°, il twins, quello che, con le dovute modifiche culminate nell'8 valvole
con camme in testa, è montato tutt'oggi sulle Moto Guzzi.
APRILIA
La Aprilia è stata fondata subito dopo la fine della seconda guerra mondiaole
dal Cavalier Alberto Beggio, come produttore di biciclette, a Noale in provincia
di Venezia; la sua sede è ancor oggi situata nello stesso paese.
Il figlio del fondatore, Ivano Beggio, prese le redini dell'azienda nel '68
iniziando da subito a costruire un ciclomotore con un ristretto numero di
collaboratori. I primi modelli con cui l'Aprilia uscì sul mercato furono i
Colibrì, Daniela e Packi, seguiti dalla prima motocicletta da fuoristrada, la
Scarabeo, presentata nel 1970 in due cilindrate e rimasta in produzione per
quasi un decennio.
Nel 1977 si assistette alle prime vittorie significative della casa di Noale nel
campo delle competizioni, con la vittoria nel campionato italiano motocross.
Il passo successivo nell'evoluzione dell'Aprilia fu quello di ampliare la gamma
dei modelli offerti in vendita, dedicandosi anche ai settori del trial dell'emduro
e delle moto da strada. Nel 1985 venne firmato un accordo di collaborazione con
l'austriaca Rotex per la fornitura di motori alla casa veneziana.
Contemporaneamente anche l'attività sportiva si andò allargando; nel 1985 con
l'entrata nel Campionato mondiale di Trial e nel motomondiale . Due stagioni più
tardi si registrò la prima vittoria della casa nel gran premio di San Marino.
Nel 1992 la casa di Noale iniziò la lunga serie di vittorie nei campionati
mondiali della varie discipline motociclistiche.
Sulla scia dei successi ottenuti vennero messi in vendita modelli in varie
cilindrate, come le Aprilia RS 50 con motore Marelli raffreddata a liquido , e
la Aprilia RS 125 con un motore Rotax , dotato di una valvola di scarico passiva
a controllo pneumatico e Aprila RS 250 motorizzata Suzuki.
Nel 1998 si registrò l'entrata della casa nel settore delle maximoto con la
presentazione delle RSV 1000 e della Falco, entrambe utilizzanti i motori Rotax
da 990cc di cilindrata con l'innovativa disposizione a v di 60° che permette una
distribuzione dei pesi a tutto vantaggio della manegevolezza e delle ottime doti
di guidabilità di questa bicilindrica. L'anno successivo venne prodotta l'RSV
Mille SP, una versione in tiratura limitata di 150 esemplari necessari per
l'omologazione nel Campionato mondiale Superbike.
Il nuovo secolo si apre con l'acquisizione da parte della casa veneziana di due
dei marchi più famosi della storia del motociclismo italiano, le Moto Guzzi e
Moto Laverda.
La produzione di serie vede invece il lancio di modelli come la Caponord che
richiama lo spirito di avventura dei lunghi raid, della Futura prettamente
sportiveggiante e della Tuono con le infrastrutture che ricordano il motocross e
la motorizzazione sempre da 1.000 cc.
Nel 2004 l'ultima e più recente modifica dell'assetto societario con
l'acquisizione della Aprilia e delle sue controllate da parte della Piaggio; da
questa fusione è nato il quarto gruppo industriale più importante al mondo, nel
campo della fabbricazione delle 2 ruote, con una capacità produttiva di 600.000
veicoli annui ed un giro di affari di 1,5 miliardi di euro, grazie anche alla
presenza diretta sul mercato di 50 nazioni.
Oggi a capo dell'azienda come presidente ed amministratore delegato appare
Roberto Colannino (Presidente anche della Piaggio). Ivano Beggio è stato per un
breve periodo "Presidente onorario", ma dal 2006 non riveste più alcun ruolo
nell'azienda che ha fondato.
DUCATI
L'azienda nacque nel 1926 per volontà dell'ing. Antonio Cavalieri Ducati con il
nome di Società Scientifica Radio Brevetti Ducati, specializzata nella ricerca e
produzione di tecnologie di comunicazioni radio. Ben presto, grazie ai figli di
Antonio Ducati (morto solo un anno dopo la fondazione), cominciò a spaziare in
svariati campi industriali.
l reparto motociclistico nasce nel 1946 come branca dell'azienda, allora gestita
dall'IRI, con la produzione del Cucciolo, un motore monocilindrico da applicare
ad una normale bicicletta, progettato dalla SIATA di Torino e venduto in tutto
il mondo in oltre 250.000 unità.
Nel 1985 la società venne ceduta ad un'altra industria del ramo motociclistico,
la Cagiva di Varese, che ne mantenne la proprietà fino al 1996, anno in cui il
Texas Pacific Group ne acquistò il 51% delle azioni. Il rimanente 49% fu
rilevato nel 1998; l'anno successivo l'azienda mutò denominazione in Ducati
Motor Holding SpA e il fondo texano collocò sul mercato oltre il 65% delle
azioni possedute.
Nel 2006 il marchio Ducati è ritornato in mani italiane con l'acquisto da parte
di Investindustrial Holdings, la finanziaria di Andrea Bonomi, di una quota
consistente del capitale sociale.
Nel 1954 viene assunto l'ingegnere Fabio Tognoni, che caratterizzerà le
motociclette Ducati per tutta la seconda metà del secolo.
Nel 1958 applica per la prima volta la distribuzione desmodromica ad un motore
motociclistico: la Desmo 125 GP, che manca di poco la conquista dell'alloro
mondiale. Nel 1962 si cimenta con un prototipo destinato appositamente al
mercato statunitense di sempre maggiore importanza per la casa; nasce così la
Ducati Apollo 1260. Negli anni '70 sviluppa il motore con distribuzione
desmodromica per la 750 GT che diventa uno dei fiori all'occhiello della
produzione della Casa di Borgo Panigale. Sempre negli stessi anni uno dei
modelli di maggior successo della casa fu lo Scrambler dotato di motori
monocilindrici da 250, 350 e 450 cc.
Un'altra particolarità della casa emiliana è quella di essere stata la prima a
mettere in vendita una motocicletta solamente via internet, nel 2000 con la
MH900e. Grazie al successo dell'iniziativa nasce una società apposita destinata
al commercio elettronico, la Ducati Com.
Tra le migliori realizzazioni della casa bolognese è possibile menzionare:
- 750SS, introdotte nel 1972, le prime Ducati con motore a L di 90°. Nel 1975
esce la 900SS, nel 1977 la Darmah, nel 1980 la Mike Hailwood Replica e nel 1982
la 900 S2. Il ciclo delle "desmo coppie coniche" si chiude nel 1985 con le 1000
(MHR e S2), prodotte in un numero limitato di esemplari.
- Pantah 500 nel 1979, disegnata da Fabio Taglioni;
- Paso, introdotta nel 1986, disegnata da Massimo Tamburini
- 851, presentata nel 1987, capostipite delle moderne 4 valvole raffreddate a
liquido;
- Monster, introdotta nel 1993, disegnata da Miguel Galluzzi;
- 916, introdotta nel 1994, disegnata da Massimo Tamburino.
Quest'ultima, sviluppata negli anni seguenti con i nomi (derivati dall'aumento
della cilindrata) di Ducati916, Ducati 998. Nel 2002 nasce la Ducati 999 che
sancisce la fine della gloriosa serie 916, 996, 998 (l'ultima versione della 998
fu la Final Edition). La 999 non ottiene gli stessi entusiastici consensi delle
sue progenitrici ma certo non sfigura nel mondiale superbike vincendo il titolo
al suo primo anno di corse.
Nel 2006, in linea con quanto dichiarato dal presidente Minoli al World Ducati
Week 2004, è stata presentata la versione stradale della Desmosedici, la moto
che corre nel Mondiale MotoGP: si chiama Desmosedici RR, ed è attualmente
l'unica moto stradale sul mercato strettamente derivata da un prototipo da
corsa.
Il 2007 invece vedrà due novità nella gamma della casa di Borgo Panigale. La
prima è l'erede della 999: si chiama 1098, declinata per il momento nelle
versioni 1098, 1098s e 1098s Tricolore, ed è dotata del motore bicilindrico
stradale più potente della storia del motociclismo, erogando la bellezza di
160cv; la seconda è la Hypermotard, con cui Ducati scende nel campo delle
supermotard.
Alla fine del 2007 viene messa in produzione anche la versione R della 1098. La
1098R, con una cilindrata di 1198.4cc eroga una potenza di 180cv (132.4kw) a
9750rpm per 165Kg di peso complessivo.
Il 2008 è l'anno di novità in casa Ducati dopo 15 anni di onorato servizio la
Monster viene rimpiazzata da un nuovo modello denominato Monster 696 che
sostituisce il vecchio Monster 695 completamente ridisegnato con una nuova
impronta stilistica e soluzioni tecnica d'avanguardia come le pinze dei freni
radiali Brembo, i tubi dei freni di tipo aeronautico, il cruscotto completamente
digitale e la frizione ATPC antisaltellamento.
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