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Libri antichi e rari
La parola libro deriva dal latino liber, vocabolo che originariamente indica la corteggia, che trattandosi di un materiale utilizzato per scrivere, evolve con il passar del tempo, nel significato odierno di opera letteraria.
Il libro è un insieme di fogli stampati o manoscritti, cuciti in un determinato ordine e racchiusi da una copertina; è fonte di informazioni e talvolta di divertimento, ma è soprattutto, per ogni uomo, lo strumento principe del sapere.
Collezionare e conservare libri antichi o rari permette di apprezzare e conoscere la storia, perché rappresentano uno specchio della società nella quale sono scritti.
Il libro antico non rappresenta soltanto un contenitore di avventure, storie, conoscenza, esperienze, curiosità, ma anche un insieme di attività intellettuali, tecniche, artistiche ed artigianali di immenso valore, perché è testimone di attività e realtà intellettuali, manuali, commerciale, politiche e religiose; inoltre, è vero che un libro può essere riprodotto all’infinito, ma ciò non accade per gli elementi che lo costituiscono, dato che essi appartengono al tempo, al contesto culturale e sociale in cui il libro ha avuto origine e si è diffuso.
La passione per il collezionismo di libri antichi può trarre origine sia dall’amore per l’antico, in particolare per pagine le ingiallite, di libri che profumano di antico, di tempi lontani e avventure sconosciute, sia dal desiderio di possedere la più antica edizione del libro preferito, che rende la lettura ancor più avvincente e affascinante perché si legge, si osserva, si tocca e si sfoglia un libro di altri tempi che tanto si ama.
Il collezionista, che fa scivolare tra le sue mani un libro antico, è spinto inevitabilmente a chiedersi chi lo avrà maneggiato prima di lui, chi lo avrà letto, dove sarà stato conservato, iniziando così ad immaginare e fantasticare sui suoi precedenti proprietari, quasi scorgendo sulla copertina le impronte delle mani, che lo hanno posseduto in precedenza.
La fantasia prende il largo, e se un libro presenta sulle prime pagine una dedica, si inizia davvero a viaggiare con la mente, immaginando il volto delle persone che hanno vissuto quel libro, la vita, il linguaggio, la storia i vestiti, che indossavano in quell’epoca e i sentimenti che le univano.
Collezionare libri antichi rappresenta, senza dubbio, la possibilità di arricchire il proprio bagaglio culturale, di vivere momenti sospesi nel tempo e nello spazio, viaggiare con la propria fantasia e perché no rievocare suoni, gesti, parole, odori e sapori lontani.
La bibliofilia è amore per i libri, al di sopra di ogni altra cosa perché attraverso le pagine si tramanda la storia del genere umano, la vita delle persone, i sentimenti, le scoperte, le innovazioni, le guerre e la poesia, ed inoltre, si rivive la storia del libro stesso, ricostruendo la sua storia attraverso i passaggi da una libreria all’altra.
A volte, capita che il collezionista, sulla scia di una particolare ispirazione, decida di scrivere note o appunti al margine delle pagine, rendendo così il libro un esemplare ancor più unico ed introvabile, perché non esiste copia dello stesso libro arricchita di pensieri e riflessioni personali.
E’ così che ha inizio il cammino di indagine sulle tracce della storia del libro antico, sulle vicende dei suoi precedenti possessori, la sua provenienza e la ricostruzione dei suoi passaggi, attraverso il territorio europeo o mondiale, spesso portando alla luce esemplari scomparsi e quasi dimenticati.
Il collezionista di libri antichi è una persona dotata di un sapere sterminato, di altissima sensibilità, forte dedizione e spiccato intuito, un insieme di elementi che lo rendono capace e pronto a recuperare e conservare opere che altrimenti andrebbero perdute.
La bibliofilia è la ricerca, l’ acquisizione e la catalogazione di libri antichi, rari e pregiati, considerati tali perché stampati in un numero limitato di copie, oppure stampati con sistemi manuali, o addirittura su carta fatta a mano, pregiatissima quindi, o ancora perché frutto di raffinati processi di riproduzione o infine, perché rilegati da maestri artigiani, veri e propri artisti.
Libri antichi, impreziositi da miniature su temi sacri, libri antichi di preghiere ornati da arabeschi floreali, oppure con decorazioni dipinte a mano su pergamena, vengono battuti all’asta per cifre da capogiro perché rappresentano vere e proprie opere d’arte, rarità che sono protagoniste di un settore, che oggi in Itali raggiunge un fatturato che si aggira intorno ai 10 milioni di euro e conta ben più di 6000 collezionisti, tra i quali si distinguono circa 300bibliofili di altissimo livello e ben 400 librerie antiquarie.
Nella società moderna il libro antico riveste il ruolo di memoria statica del sapere del passato e il collezionista, rappresenta colui il quale con la ricerca, l’attenzione, la dedizione, il tempo, riesce a soddisfare il bisogno di conoscenza e stimola negli altri individui nuovi interessi e curiosità.
Il collezionista viene quasi investito della carica di operatore culturale, in quanto, ben lontano dall’essere un semplice mercante di libri, è animato da un ben più profondo amore per la carta stampata, che tramanda conoscenza, significati e valori propri del passato; potremmo dire che egli è animato da un germe di follia, una follia positiva però, dato che il collezionismo di libri antichi non è un semplice passatempo, ma una grande passione, che arricchisce la vita, l’anima, la conoscenza, la cultura, le idee, lo spirito ed i valori di un individuo.
Il libro su carta ed il suo collezionismo incarna, per così dire, il supporto vegetale della memoria dell’intera civiltà e conoscenza umana, sopraggiunto dopo le primissime incisioni rupestri, dopo i manoscritti su pelli di animale, ma che non potrà mai essere soppiantato né dalle nuove conoscenze, né dalle moderne memorie registrate sul silicio dei micro chip di un computer.
Se in principio, il collezionista di libri antichi è considerato un amante della storia e delle tradizioni locali, che si tramandano attraverso i testi, con il passar del tempo egli diventa un acquirente di libri, come fossero vere e proprie opere d’arte, prestando attenzione alla datazione, alla rarità, al pregio del volume e anche, con un occhio attento, alle capacità e potenzialità, che il libro ha come investimento economico nel tempo.
Il collezionista di libri rari non è un semplice estimatore della Divina Commedia, ma è colui che brama il desiderio di possedere quella precisa edizione, pubblicata in quella precisa data, della grande opera, che desidera toccarla, sfogliarla, annusarla, solcare con le proprie mani la rilegatura; il libro antico diviene menestrello, cantore di storie testimoniate da impronte di pollice, che si intravedono sulle pagine, note ed annotazioni ai margini che fanno volare la fantasia, sottolineature, firme e dediche.
Il libro antico è una sorta di bussola, diventa un sistema per evitare di perdere la rotta della cultura, perché ci aiuta a capire da dove veniamo, così da comprendere dove è giusto andare; il libro antico con la sua anima ci ricorda chi siamo stati, cosa abbiamo fatto, che cosa l’uomo è in grado di compiere e quali i limiti che ha valicato nel corso della storia; ad esempio sfogliando le pagine di un libro antico ci si rende conto delle conquiste portate a termine nel campo della scienza, ad esempio ammirando le opere realizzate su carta fatta a mano, l’inchiostro utilizzato, la stampa, la nascita delle prime tipografie, le tecniche di incisione, insomma il libro racchiude in sé un viaggio stupendo alla scoperta delle varie scoperte e tappe evolutive del genere umano.
Il collezionista di libri antichi è senza dubbio perciò, una sorta di scienziato, una persona curiosa, che dedica il suo tempo e le sue energie ad indagare, ricercare, capire, studiare, scovare, che ama parlare delle sue scoperte e della sua collezione di libri rari, quasi come stesse raccontando le sue più grandi storie d’amore, perché in effetti, ciò che egli vive è la sua più grande passione.
Ogni libro antico, ciascuna sua pagina racchiude un piccolo tesoro, fatto di micro storie e segreti, è simile ad un cuore che batte e pulsa perché vive di emozioni, nuove scoperte, produce un incanto dei sensi e della mente, trasmettendo mille diverse emozioni a chi lo possiede tra le mani.
Proprio nella gestualità delle mani, che lo accarezzano ancor prima di leggerlo, di scrutarne i dettagli, proprio nella delizia e delicatezza della manipolazione, come una semplice esperienza estetica, si racchiude il fascino di un libro antico e molto raro, che trasporta l’appassionato in un mondo magico, un viaggio a metà tra conoscenza vera ed immaginazione, realtà concreta e memoria fantastica, sempre però alla ricerca e alla scoperta della storia vera.
Un libro antico è simile ad un vecchio segnato da una fronte rugosa, poiché anch’esso, con le sue pagine ingiallite, si piega allo scorrere del tempo, e con i suoi fogli lacerati, patinati e sfaldati dal colore del tempo che va, regala, sempre e comunque, quell’affascinante sensazione di immortalità della storia, che si tramanda nel corso dei secoli.
Storia del libro
Il libro ha subito, nel corso dei secoli, notevoli cambiamenti ed devoluzioni, sia dal punto di vista materiale, che strutturale.
Gli esemplari più antichi di libri risalgono ai volumen, ovvero rotoli di papiro scritti a mano; dopo il II secolo a.c. compare la pergamena, che nonostante il vantaggio di essere maggiormente resistente rispetto al papiro e di poter essere prodotta senza limitazioni geografiche, perché non necessita di un clima caldo per poter crescere, e in più possiede un prezzo notevolmente inferiore, non gode però di buona fortuna.
Il volumen, in rotoli, è formato da fogli in fibre di papiro disposte in orizzontale, lato su cui si incide, sovrapposto da uno strato di fogli posti in verticale; tutti i fogli vengono poi incollati lateralmente, formando una striscia, che al lato presenta due bastoncini a cui viene arrotola; la scrittura è suddivisa in colonne e l’inchiostro utilizzato è neri, a base di gomma arabica a nerofumo.
Dal II secolo d.c. comincia invece, a diffondersi il codex, una nuova forma di libro, sia in papiro che in pergamena, ma scompare definitivamente la forma libraria a rotolo.
Nel medioevo compare un nuovo tipo di inchiostro, a ferro gallico, e a partire dalla metà del XIII secolo viene introdotta la carta, che per via del prezzo basso perché ricavato da stracci, e per l’enorme quantità a disposizione, si diffonde rapidamente.
E’ nel XV secolo che si realizza il vero processo di stampa, attribuito tradizionalmente a Gutenberg, un orafo, che con la stessa tecnica per incidere i metalli, inventa la stampa a caratteri mobili, che combinati tra loro formano parole, frasi e pagine intere e, che permette di accelerare la produzione di copie di testi per la diffusione della cultura, attraverso i libri.
Struttura dei libri antichi
Il libro moderno presenta un struttura che segue convenzioni ben precise per renderne semplice la consultazione, tant’è che, anche se non lo si legge per intero è possibile ricavare notizie su un libro già attraverso il titolo, il nome dell’autore, l’indice, la prefazione, l’introduzione o le note a piè pagina e alla fine del libro, addirittura alcuni presentano una sorta di breve riassunto sul retro della copertina.
Nel medioevo, i codici per la struttura di un manoscritto seguono linee precise, ad esempio ogni testo inizia con titolo e nome dell’autore, a volte anche una piccola iscrizione con luogo e data di pubblicazione, il nome dello scrivano ed una subscriptio, nel rinascimento chiamata colophon, che non è altro che il simbolo o il marchio della casa editrice, che permette quindi di determinarne l’origine.
Alcuni manoscritti, acquistati presso biblioteche monastiche o secolari sono marcati con un bollo, a segnalarne l’appartenenza ad una particolare collezione e questo li rende oggetti di inestimabile valore, non solo culturale, ma anche economico perché di assoluta rarità.
L’indice di un libro non è nato con esso, infatti in passato i libri venivano letti dall’inizio alla fine senza alcun criterio di pausa o continuità, un modo di leggere tipico dell’ambiente monastico, perché non vi è bisogno di dover immediatamente riconoscere e trovare una particolare sezione di un libro, dato che si ha molto tempo a disposizione per la lettura.
E’ con il XII secolo e la nascita del pensiero e metodo scolastico, che la lettura vive un profondo mutamento, perché professori, predicatori, studenti non vedono più il libro come un semplice oggetto di lettura, ma come lo strumento dal quale attingere informazioni, conoscenza e cultura.
Questo nuovo modello di lettore crea il bisogno di poter effettuare una rapida ricerca di argomenti all’interno di qualsiasi libro, con la possibilità di tralasciare le parti che non interessano; si introduce così, all’inizio del libro, l’indice, elemento fondamentale per ogni testo, che non è una semplice lista di titoli dei capitoli, ma è un vero e proprio schema ragionato degli argomenti contenuti nel libro, che permette una rapida scelta e selezione degli argomenti a cui si è interessati.
La numerazione nelle pagine dei libri antichi è una pratica che, come l’indice, si è sviluppata gradualmente, a partire dal medioevo; in precedenza si utilizzava un contrassegno o una parola chiave, in genere la prima parola della prima linea del quaderno successivo che viene scritta in basso a destra; si passa poi all’utilizzo di lettere e numeri, a volte decisi dallo stesso copista, anche autore del libro, così da evitare al rilegatore ogni tipo di problema nell’assemblaggio delle pagine.
I libri antichi, rari, ricercati
Il valore di un testo si nasconde non soltanto tra le pagine dei libri antichi, ma anche tra quelle dei libri rari.
La censura è nemica dei libri antichi, anche se non occorre tornare ai tempi della caccia alle streghe perché anche in tempi recenti, si guarda con sospetto a testi ritenuti pericolosi sul piano morale o politico, casi in cui le tirature diminuiscono, gli editori abbandonano il campo e le poche copie in circolazione diventano oggetti rari e preziosi.
Questi sono i libri rari, quelli che riescono a superare tempeste e naufragi, come ad esempio la prima edizione del dottor Zivago, che edita nel 1957, è andata quasi distrutta in tipografia, ma poche copie supersiti in circolazione valgono ben 600 euro.
Ciò che rende un libro raro è la tiratura del volume, il numero di copie esistenti e la collocazione, cioè l’esame del numero delle pagine originali; tra le particolarità vi è da segnalare, che molti libri antichi hanno la cosiddetta anti porta, ovvero una pagina raffigurante l’immagine dell’autore stesso oppure una natura morta, che però non è presente né nell’indice, né nella numerazione delle pagine e che rende preziosissimo un libro.
Tra i libri antichi più ricercati dai collezionisti vi sono sicuramente le prime edizioni, ritenuti rari o perché diventati tali nel tempo, o perché stampati in tiratura limitata già in origine, come ad esempio i testi pubblicati all’inizio della storia della stampa, tra la metà cioè del XV secolo e la fine del XVII secolo, prodotti in edizioni ridotte, andate perse nel corso dei secoli e per questo di grande valore e pregio le copie sopravvissute.
Il collezionista di libri antichi si interessa soprattutto di manoscritti miniati, cioè che risalgono ad un periodo antecedente all’invenzione della stampa, ricchi di illustrazioni, abbellimenti, effetti grafici del tempo, autografi dell’autore o da lui ispirati; sono ritenuti di inestimabile valore sia perché racchiudono una notevole importanza in campo storico e artistico, sia perché è possibile di volta in volta vedere le correzioni che l’autore apportava al testo durante il processo di revisione del testo.
Capita che alcuni collezionisti aggiungano alla passione per i libri antichi e rari, una forma di collezionismo specializzato per così dire, cioè diretto principalmente all’acquisizione ed alla conservazione di testi riguardanti soltanto limitati campi d’interesse, ad esempio libri di viaggio, libri illustrati da particolari artisti, oppure tutte le opere di un unico scrittore.
Il collezionismo di libro rappresenta una miniera di conoscenza e storia per i posteri perché è grazie ad esso che si ha il vantaggio e la possibilità di conoscere, scoprire, conservare a tramandare opere fondamentali e di smisurato valore.
I libri più ricercati dai collezionisti
I libri antichi, magari scovati nel buio di un solaio, oppure ereditati da un parente lontano, o ancora quelli in vendita sui mercatini di periferia, possono rappresentare il sogno impossibile di un qualsiasi collezionista di libri antichi, se si trattasse del ritrovamento del manoscritto, appartenente al secondo libro della Poetica di Aristotele; tra gli altri testi ricercati vi sono ad esempio, le prime edizioni della Divina Commedia, del Don Chisciotte, o delle opere di Shakespeare, che vengono valutate addirittura un milione di euro ciascuna.
Il libro antico più raro del mondo è la pria copia della Bibbia di Gutenberg, venduto nel 1987 ad alcuni collezionisti giapponesi per ben 8 miliardi delle vecchie lire.
E’ facile comprendere quindi, che le copie di libri antichi maggiormente ricercate sono le prime edizioni perché rare e spesso integre perché conservate con molta attenzione, poi vi sono le edizioni incomplete o quelle modificate dopo le prime cinquecento copie; non mancano tra i testi più ricercati, i cosiddetti libri proibiti, ovvero i trattati contro la Chiesa, messi al bando dall’inquisizione, oppure i testi di astronomia e astrologia del cinquecento.
A far lievitare il valore e quindi la ricerca spasmodica di libri antichi è di sicuro il contenuto iconografico, i disegni, le incisioni, le tavole presenti all’interno delle pagine e fondamentale, ,la rilegatura, che nei libri in pergamena, spesso è costituita da precedenti manoscritti o codici, il che rende il libro ancor più raro e prezioso.
Tra i libri antichi maggiormente ambiti dai collezionisti vi sono i libri rari pubblicati fino al 1600, considerati veri oggetti di lusso perché si tratta di testi che dotati soltanto di una leggera copertina, vengono poi personalizzati direttamente dalla famiglie che li posseggono, sia con stemmi araldici, o con fregi delle varie casate di appartenenza, oppure arricchiti con incisioni in cuoio con lamine d’oro inserite a caldo sulla copertina, che alzano le quotazioni di un testo di migliaia di euro.
Curiosando si è scoperto che, un atlante geografico di Tolomeo, che risale al 1400, completo di tavole, raggiunge un valore di ben 200.000 euro, oppure che inaspettatamente, un libro antico di malacologia, cioè la scienza che studia le conchiglie, che risale al 1705, esistente in sole due copie a colori, ha un valore che si aggira intorno ai 20.000 euro, come anche la prima edizione del libro di Pinocchio,pubblicata nel 1881 che si stima su un valore intorno ai 15.000 euro.
Tra i libri antichi maggiormente ricercati dai collezionisti vi sono i libri in miniatura, ovvero testi che non superano i 76 millimetri, né in altezza, né in larghezza, misure che includono anche la rilegatura.
Contrariamente a quanto si può immaginare, si tratta di volumi assolutamente leggibili, si tratta per lo più di almanacchi, romanzi, classici, drammi, scritti sacri in miniatura da portare sempre con sé o dizionari, che possono essere così consultabili con poco sforzo.
Ciò che rende un libro antico in miniatura, un oggetto appetibile per centinaia di collezionisti, non sono le dimensioni, bensì constatare e toccare con mano, l’abilità di chi li ha stampati e rilegati, cioè i tipografi del tempo, che si sono impegnati nel progettare e riprodurre caratteri leggibili con o senza lente di ingrandimento, dando vita così a libri di grande bellezza e valore.
L’abilità degli artigiani, intenti nella creazione di libri in miniatura, è evidente anche nella produzione delle piccole pagine di carta, nell’uso dell’inchiostro per dare massima chiarezza alle pagine, nella creazione delle copertine, minuscole, realizzate in pelle lavorata, filigrana d’argento o d’oro, smalto decorato o tartaruga, velluto o seta, ornate di perle e lustrini oppure ricamate, addirittura alcuni posseggono dei cofanetti di protezione in cui riporli, che rendono il libro un vero e proprio pezzo da collezione di inestimabile valore.
Molti curiosi si chiederanno qual è il libro antico in miniatura più piccolo della storia?
Ebbene, siamo in grado di dirvelo,perché, nonostante nel corso dei secoli, molti collezionisti abbiano affermato di essere in possesso del più piccolo libro mai stampato, abbiamo ripercorso le varie tappe fino a giungere alla creazione in miniatura per eccellenza.
Partiamo dal lontano 1674, anno in cui avviene la prima rivendicazione per il possesso del libro in miniatura, il Bloem-Hofje di C.Van Lange, stampato a caratteri minuscoli, un libro grande quanto un’unghia e che ha detenuto il primato per oltre 200 anni.
Nel 1878 è la volta di una famosa edizione della Divina Commedia, stampata con il carattere 2 e per questo, considerato per molto tempo il libro più piccolo mai usato, appena leggibile senza lente d’ingrandimento; basti pensare che si sono usati caratteri nuovi per ogni nuova forma e che, nell’arco di un mese, si sono stampate appena 30 pagine, per arrivare però a stamparne ben 1.000 copie.
Nel 1978 giungiamo viene pubblicato, quello che sarà il prototipo del libro più piccolo del mondo, cioè la novella per bambini Three Blind Mice, pubblicata in Scozia; si tratta di un piccolo libro a tiratura limitata, che nel 1985 viene superata da un’altra novella, delle stessa casa editrice, Old King Cole, il libro antico più piccolo del mondo, le cui pagine infatti, misurano solo 1 millimetro e si possono girare esclusivamente con l’aiuto di un ago; si tratta di veri esempi di maestria e pazienza, piccole opere d’arte conservate ed esposte nei musei, ma che fanno parte anche di rarissime e preziosissime collezioni private.
Libri antichi e biblioteche
La bibliofilia è la passione nel collezionare libri antichi, rari e preziosi, prime edizioni, stampe introvabili e raffinate e manoscritti autografi.
Tra i collezionisti di libri antichi più famosi di ogni tempo vi è senza dubbio, Euripide, Cicerone, Attico e Aristotele, le cui leggende narrano che la sua biblioteca fosse talmente ricca, da fungere da esempio per la creazione della grande biblioteca di Alessandria.
Nel periodo medievale vengono fondate numerose biblioteche da parte degli ordini religiosi ed è grazie ai monaci benedettini che oggi possiamo consultare e sfogliare innumerevoli meraviglie, poiché dal VI secolo d.c, oltre alla preghiera, il loro tempo è dedicato anche alla trascrizione di libri antichi prima di restituirli ai proprietari per poi conservarli nelle loro abbazie.
Tra le grandi biblioteche medievali va ricordata senza dubbio, per via della sua ricchezza e rarità di volumi, quella di Riccardo di Bury, vescovo di Durham, che per prima presenta un moderno sistema di consultazione e prestito dei volumi, che alla sua morte sono diventati patrimonio dell’odierna biblioteca dell’università di Oxford.
Molte biblioteche come quest’ultima sono nate sulla base di collezioni private, come anche la biblioteca Marciana di Venezia, nata dalla donazione del cardinale Bessarione nel 1468, oppure la biblioteca dell’università di Pavia, che ha istituito un fondo che raccoglie manoscritti dei maggiori autori italiani del novecento.
Nel XVII e nel XVIII secolo, in tutta Europa si diffonde una vera e propria passione per la bibliofilia, tant’ è che numerose ed importanti biblioteche di corte, soprattutto in Francia, vengono trasformate in biblioteche nazionali, per permettere a tutti di poter usufruire e godere di preziose opere letterarie, ritenute vere e proprie opere d’arte, come ad esempio nel 1753 è accaduto in Inghilterra con la nascita del British Museum.
Nel corso dei secoli purtroppo, si è verificato anche il fenomeno inverso, cioè il saccheggio, durante guerre e rivoluzioni, di importanti collezioni private di preziosi testi, come ad esempio quello compiuto dal re svedese Gustavo II Adolfo durante le sue spedizioni di conquista, oppure durante la rivoluzione francese, periodo in cui sono state saccheggiate e distrutte numerose biblioteche appartenenti alle famiglie dell’aristocrazie francese, un vero e proprio patrimonio andato in rovina.
Milioni sono i libri antichi e rari custoditi al’interno dell’immensa biblioteca Vaticana o nelle altre migliaia di biblioteche pubbliche italiane, tra le quali, la prestigiosa biblioteca nazionale di Firenze; centinaia e centinaia sono gli antichi volumi custoditi negli scaffali delle biblioteche, scaffali ricchi di magia, storia, sapere, che sgorga dalle pagine ingiallite degli appunti di Leonardo Da Vinci, dai rotoli di pergamena provenienti dalla Cina e risalenti all’800, dai libri antichi di caccia e di cucina del 1500.
Libri antichi e mercato
Molti si chiedono, un libro antico da collezione può diventare un buon investimento nel tempo?
Ovviamente prima di ogni altra cosa, il collezionismo di libri antichi è una passione, poi valutando l’aspetto economico non si può negare che l’acquisizione di libri antichi può offrire in pochi anni un ottimo ritorno economico.
In termini economici, il collezionismo di libri antichi e rari non conosce vere e proprie flessioni, anzi le quotazioni sono in costante aumento, nonostante le fasi critiche cha hanno penalizzato altri settori del collezionismo, tant’è che il rendimento economico dei libri antichi supera di gran lunga il rendimento dei più accreditati titoli azionari; si tratta di un mercato del collezionismo che riscopre in alcuni periodi, la letteratura italiana del 500 e dell’800, in altri del 600 e del 700, a seconda delle scoperte e delle riscoperte di antiche culture, storie e tradizioni.
I libri antichi e rari sono oggetto di vendite all’asta o private, tra i più ambiti, per importanza storica,rarità e valore, vi è sicuramente la Bibbia di Gutenberg, stampata tra il 1452 ed il 1456 ed apparsa per l’ultima volta in un’asta a New York nel 1987, battuta all’asta per ben 5.390.000 dollari.
Tra i manoscritti, il libro antico, tra i più rari sul mercato dell’antiquariato, non paragonabile ad altri testi, è il First Folio dei drammi di Shakespeare, datato 1623, venduto all’asta, qualche anno fa, per ben 5,2 milioni di dollari.